La frase latina “Ubi maior minor cessat” è una delle più comuni nella lingua corrente, ma qual è esattamente il suo significato e quando è appropriato usarla? Anche se la sua origine è incerta, la traduzione letterale è abbastanza chiara: “dove c’è chi ha maggiore autorità, chi è inferiore cessa di esistere” o in modo più libero come propone Treccani “dove è presente chi ha maggiore autorità, cessa [il potere di] chi è inferiore”. Viene utilizzata in contesti in cui vengono rispettate gerarchie specifiche e la parte più debole cede di fronte a quella più forte. In altre parole, l’espressione viene usata per indicare un contesto in cui la parte più debole si sottomette a quella più forte. In questo articolo esploreremo meglio l’origine e il significato preciso di questa espressione latina e quando è appropriato usarla.
“Ubi maior minor cessat” ha un’origine incerta
Nonostante sia molto comune nell’italiano corrente, non è possibile determinare con certezza da dove proviene. Alcune persone sostengono che possa fare riferimento all’autorità di due personaggi storici, Catone il Censore e Catone l’Uticense, entrambi importanti figure politiche dell’antica Roma, imparentati tra loro. Tuttavia, questa interpretazione non è del tutto convincente in quanto non ci sono fonti storiche che documentino o giustifichino la superiorità di uno sull’altro. In generale, l’origine di questa frase rimane un mistero.
Il contesto giuridico
Un’altra teoria, più plausibile, sostiene che l’origine dell’espressione risale al formulario giuridico di matrice romana e, per analogia, ad espressioni come “ubi societas, ibi ius” (ovvero “dove c’è una società, lì domina il diritto”). Un esempio tipico di questo contesto è l’applicazione di norme più generali o gerarchicamente superiori a scapito di regole di importanza secondaria. Ancora oggi, una normativa di rango inferiore, come quella comunale, cessa di fronte a una normativa di rango superiore come quella statale.
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L’espressione latina “Ubi maior minor cessat”
E’ utilizzata per stabilire una gerarchia di valore e per giustificare un atteggiamento remissivo. Originariamente utilizzata nel contesto giuridico, ha assunto significato e valore anche in ambiti come quello politico, filosofico, intellettuale e burocratico. Utilizziamo l’espressione per indicare la sconfitta del più debole (dal punto di vista intellettuale, fisico, economico, di status o di potere) di fronte al più forte, ma può anche essere utilizzata per giustificare una scelta rispetto ad un’altra o per indicare la priorità di una questione urgente rispetto ad una meno importante nell’uso comune.